una restituzione speciale
Il percorso detox insieme a Sara nasce grazie a un dono di Natale fattomi da una mia cara amica, la quale aveva capito prima di me di cosa avevo in realtà bisogno in quel momento della mia vita.Tutto ciò poi si è trasformato in un regalo che ho deciso di concedermi per il benessere del mio corpo, della mia mente e della mia anima.
Ero in quell’età notoriamente critica per una donna, quella in cui ti guardi allo specchio e ti vedi diversa sia fisicamente che emotivamente da come eri ma soprattutto da come ti senti di essere. Mi sentivo gonfia, avevo tanta ritenzione idrica nelle gambe che mi produceva dolori, un girovita che non si vedeva ma ciò che più mi preoccupava era un’inspiegabile stanchezza fisica, una spossatezza mai provata prima né giustificata da alcun parametro sballato degli esami del mio sangue. Tale astenia mi causava un nervosismo dovuto al fatto che il mio corpo non riusciva a seguire quelli che erano i progetti della mia mente; e dopo aver mangiato, mi addormentavo in qualsiasi luogo mi trovassi senza accorgermene.
Il primo incontro con Sara, il giorno 11 febbraio per una seduta di riflessuologia plantare. Al termine, fissiamo la data della prima sessione del nostro percorso detox, durante la quale parliamo insieme per conoscerci meglio, comodamente sedute sulle sedie. Concordiamo il nostro obiettivo e iniziamo con il testare gli alimenti attraverso un bizzarro strumento, che mi ricorda la mia infanzia e precisamente lo sferruzzare a maglia di mia nonna. La frustrazione che ho provato in quel momento è stata grande; era più il togliere che il lasciare. I “ NO” pronunciati da Sara riguardavano alimenti presenti comunemente nella mia dieta: farina, latte, pasta, lieviti, yogurt, kefir, pomodoro, melanzane, zucchero, formaggio, mandorle, ecc. Uscì da quell' incontro con in borsa il mio elenco dei “cibi proibiti" e pensai: “Adesso che cosa mangio? Addio alla mia pizza del sabato sera”. Ma sono state proprio queste supposte privazioni, che mi hanno consentito di cambiare il mio sguardo sul cibo, rivedere quello che era il mio originario approccio verso di lui. Durante la spesa, inizialmente mi trovai spaesata a vagare nei corridoi tra gli scaffali dei supermercati, alla ricerca di ingredienti autorizzati: i cibi “ SI”. Questo significava prendersi il tempo anche per leggere le etichette degli ingredienti e mi resi conto di quanto lo zucchero fosse ovunque, aggiunto dalla produzione industriale sia come esaltatore di sapidità che come conservante (ci meravigliamo poi del fatto che il diabete e l’obesità aumentino nella popolazione!). Ricominciai ad apparecchiarmi al tavolino, con un bel piatto decorato da fili di argento, un bicchiere a calice e delle posate dorate. Mi imposi di mangiare più lentamente e di ringraziare il cibo che mi stava nutrendo (mindfulness eating). Presto mi accorsi che quel vuoto di alimenti, si stava pian piano riempiendo di nuovi sapori, grazie alla scoperta di cibi mai precedentemente mangiati. Mi resi conto che il mio corpo si stava sgonfiando; ero riuscita nuovamente a chiudere il bottone di quei pantaloni che per due anni erano rimasti inutilizzati nel mio armadio. Finalmente ritrovavo il mio punto vita ma soprattutto la mia felicità stava nel fatto che quella strana spossatezza mi aveva lasciato: sentivo di avere molte più energie da dedicare ai miei desideri e avevo riacquisito calma e lucidità. Mano mano che gli incontri si succedevano, ero contenta dei risultati raggiunti, anche di quelli più piccoli. Mi sono anche perdonata per quegli sgarri a cui inevitabilmente sono andata incontro. Ho accolto anche i pensieri tristi che naturalmente scaturivano dalla mia mente, perché finalmente ero riuscita a vederli e a capirli; compresi cioè di saper nuovamente discernere i sapori della mia vita!
Ciò significava anche il riconoscere quella diversità di note di sapore che uno stesso alimento produceva, a seconda che fosse stato acquistato sul banco di un mercatino o al supermercato. Da un mio mutamento fisico ne era scaturito anche un aumento della mia consapevolezza, dei miei livelli di attenzione e di sensibilità. Come dice il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach “ L’uomo è ciò che mangia", proprio a dimostrazione sia del fatto che un individuo può sentirsi vitale solo se ingerisce cibo “ vivo”, sia perché spesso nasce in lui quella consapevole necessità di rivolgere i suoi acquisti verso un processo produttivo alternativo a quello capitalistico, cioè ad un processo sociale di conversione ecologica. Aiutando me stessa con del cibo di qualità, andando a privilegiare questo aspetto rispetto anche alla mera sua quantità, stavo aiutando anche le imprese del mio territorio, quelle che costituiscono l’economia locale e dove conosci personalmente colui che produce.
Finiti i miei incontri con Sara all’inizio dell'estate, ho serbato preziosamente dentro di me tutte le esperienze, tutte le sensazioni provate e tutta la consapevolezza acquisita verso la mia relazione con il cibo. Riuscivo a percepire la relazione energetica che si instaurava tra certi tipi di alimenti e il mio corpo; era talmente chiara che ho avuto la percezione che, in dati momenti alcuni cibi dovessero essere eliminati dalla mia dieta per un po’ di tempo, in quanto per me depotenzianti.
Pertanto in conclusione e alla luce di quanto sopra descritto, devo dire che questo percorso detox non solo mi ha consentito di liberare il mio corpo da possibili tossine che lo appesantivano ma ha operato anche a livello energetico, facendomi acquisire una visione di maggior rispetto del mio corpo che è la casa abitata dall'anima.
GRAZIE SARA.
Pisa 13/10/2022 Tognetti Simona
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